«La leggenda del granchio d’oro»: abbandono, fame, lavoro duro e violenza fra le mura domestiche

Michele Falzone è il regista del film «La leggenda del granchio d’oro» che la giuria del festival ha ammesso alla finale 2023. Ecco cosa han risposto alle nostre domande:

Perché ha deciso di girare questo Film?
Ho deciso di girare questo film, in un momento particolare della mia vita, dove ho vissuto momenti spiacevoli e di paura a causa di una grave malattia di un componente della mia famiglia.
In quel periodo capii la preziosita’ del tempo che passa e della vita, non ho piu’ dato nulla per scontato e ho promesso a me stesso che non avrei perso un solo giorno di vita senza fare cio’ che mi piace! Pian pianino dopo un lungo e pericoloso tragitto, arrivo’ il giorno dimissione dall’ospedale della mia compagnia, e in un momento di felicita’, mentre eravamo in macchina verso casa, esprimevamo il mio desiderio, dissi alla mia compagna che avrei voluto creare qualcosa che potesse rimanere nel tempo per noi, per i nostri figli e poi chissa’ …per chi avesse avuto il piacere di poter guardare un “film”! Da quel giorno ho deciso di girare il mio primo film  “La Leggenda del Granchio D’Oro “, tratto dalla commedia del grande Maestro Rocco Chinnici.

Su quale tema vuole richiamare di più l’attenzione di chi lo guarda?
E’ un film ambientato negli anni 40, contiene temi delicati come l’abbandono, la fame, il lavoro duro e la violenza fra le mura domestiche. Sono temi, che purtroppo viviamo anche nei giorni di oggi, ma con ambientazioni e contesti diversi.

Che messaggio intende lanciare con questo film al mondo del cinema?
Attraverso questo film vorrei che il pubblico percepisse il netto cambio generazionale, dai tempi passati a quelli di oggi, dove si evince un modo di vivere, di pensare e di agire di gran lunga diverso a quello odierno. Dal mio punto di vista, uno degli esempi piu’ sconvolgenti per esempio, e’ la violenza che si subiva nelle proprie case, ai tempi rimaneva un segreto, perche’ in quell’epoca l’uomo era un essere libero di fare cio’ che voleva, senza nessuna contraddizione, infatti la donna non ne faceva parola con nessuno perché’ sapeva che quella era una condizione di vergogna, un disonore per se e per la famiglia, pertanto si tendeva a nascondere cio’ che succedeva a casa, invece nei tempi di oggi, chi subisce violenza, e’ libero di potere denunciare, per fortuna la mentalita’ e’ cambiata, l’uomo e la donna hanno gli stessi diritti e doveri, e cosi’ le donne hanno la possibilita’ di avere supporto dalle istituzioni e si sentono libere di mascherare i propri aggressori.
Ho scelto di portare in scena quest’opera, con la speranza di aprire un cassetto della memoria ai meno giovani, lasciandogli un dolce ricordo e facendogli fare un tuffo nel passato  , e  per i più’ giovani nello stesso tempo vorrei catapultarli in un mondo che non esiste più’,   raccontando tramite gli attori,  la vita semplice che esisteva ai tempi, dove si viveva con poco, e qualsiasi cosa veniva discussa dal vivo, si gustava del cibo genuino e ci si sfamava con cio’ che si seminava o si allevava !
Di certo era una vita faticosa, ma piena di profumi e di cose belle, si assaporavano piatti semplici, si pranzava e si cenava tutti “rigorosamente” a tavola, insieme ai nonni e ai genitori, insieme ai bambini piccoli e spesso con i cuginetti, e perché no, anche con i vicini di casa oi contadini della zona, ognuno al proprio posto e con il proprio compito, a tavola si decidevano cose importanti guardandosi negli occhi!
Sono tempi che non torneranno più’, ormai si vive con il cellulare in mano, e spesso chi e’ in un altro luogo (lontano da noi ea sua volta con altra gente), cattura l’attenzione più’ di chi abbiamo vicino, che quasi quasi neanche ascoltiamo!
Nelle nostre tavole, mettiamo cibo preparato velocemente, le situazioni serie vengono discusse spesso tramite messaggi o videochiamate, i nostri figli quasi non conoscono più’ i cuginetti, e dei vicini di casa, non conosciamo neanche il nome, quando siamo seduti a tavola, oltre ai commensali, abbiamo sempre il cellulare accanto il piatto, sbrispondere al messaggio che guardare negli occhi la persona che abbiamo di fronte. ..!
Beh, mi piace sottolineare tutto cio’, perche’ e’ necessario che i giovani comprendano i sacrifici fatti dai nonni e possano guardare, sentire e rivivere anche solo per poco piu’ di un’ora, l’importanza, la preziosita’ e la magia del passato!

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