«2020. Life and death of a virus»: un documento per testimoniare i pazzeschi mesi del Covid

Edo Tagliavini è il regista del film «2020. Life and death of a virus» che la giuria del festival ha ammesso alla finale 2023. Ecco cosa han risposto alle nostre domande:

Perché ha deciso di girare questo Film?
All’inizio doveva essere un piccolo cortometraggio in stile “mockumentary” di pochi minuti, dove, interpretando il virus, venivo debellato da un vaccino: un gioco, una scaramanzia, un’esorcizzare quel primo lockdown che aveva tanto da film di fantascienza anni ’60. Più però andavo a ricercare filmati a supporto della linea di finzione, e più scoprivo e vedevo cose che i nostri notiziari o giornali neanche accennavano… così giorno dopo giorno il piccolo corto di finzione si è trasformato nella volontà di voler creare un documento “storico” a 360à, capace di testimoniare, nel mio stile sperimentale, quei pazzeschi mesi che oramai ci sembrano un passato lontano.

Su quale tema vuole richiamare di più l’attenzione di chi lo guarda?
Il caos e la confusione dei media, che è quello che ho percepito mentre raccoglievo informazioni da tutto il mondo, un caos generale, dove il “bianco” era allo stesso tempo “nero”, dove tutti avevano la verità assoluta in tasca e la certezza di quello che stesse accadendo, pur sapendo di mentire a se stessi…

Che messaggio intende lanciare con questo film al mondo del cinema?
Questo documentario pop, come amo definirlo, non ha un messaggio specifico per il mondo del cinema, ma se dovessi “lanciarne” uno, al cinema italiano, sarebbe quello di osare di più: credo che la potenza visionaria che la settima arte offre, sia nella maggior parte delle pellicole nostrane un lontano miraggio

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