«Le cose che non sai di me, mamma»: una storia che poteva parlare a molti e rompere tanti silenzi

Daniela Lucato è la regista di «Le cose che non sai di me, mamma», ecco la scheda del film,  che la giuria del festival ha ammesso alla finale 2023. Ecco cosa ha risposto alle nostre domande:

Perché ha deciso di girare questo Film?
Qualche anno fa, dopo aver assistito a uno spettacolo di danza teatro da me diretto, la protagonista della storia di questo film mi ha raccontato la sua drammatica esperienza e ha aggiunto: “Voglio che tu racconti la mia storia con la danza”.
Dopo averci riflettuto, ho pensato che  sarebbe potuto diventare un film, soprattutto dopo aver letto che in Cile continuavano a essere uccise persone durante le proteste antigovernative (ad esempio Albertina Martinez e Daniela Carrasco nel 2019). Erika Guevara-Rosas di Amnesty International ha dichiarato nel 2019: “L’intenzione delle forze di sicurezza cilene è chiara: ferire i manifestanti per scoraggiare le proteste, fino al punto di usare la tortura e la violenza sessuale contro i manifestanti” e nello stesso anno l’Istituto per i diritti umani ha riferito che le denunce di aggressione sessuale contro la polizia sono state più di quattro volte superiori a quelle dei nove anni precedenti.”
C’è una lunga storia di uso della violenza socio politica sotto la democrazia parlamentare sia in Cile che in tutta l’America Latina. Questa è la prima ragione che mi ha spinto a lavorare a questo film. La seconda, non meno importante, è raccontare l’altro dramma profondo di Luz: il fatto che sua madre abbia volontariamente ignorato l’esperienza di violenza e tortura della figlia.

Su quale tema vuole richiamare di più l’attenzione di chi lo guarda?
Ero interessata sia a raccontare il dramma di Luz nel suo background storico comune a migliaia di suoi connazionali che a indagare e mettere in luce il dramma famigliare che la sconvolge, il rapporto con la madre, Il silenzio dietro a cui queste due donne si barricano. Ho pensato che era una storia che poteva parlare a molti e rompere altri silenzi.

Che messaggio intende lanciare con questo film al mondo del cinema?
Ho visto la storia di Luz come una sorta di dono per altre donne colpite da eventi simili: svelare i suoi segreti rende la sua esperienza un simbolo di liberazione che potrebbe ispirare altre persone e forse liberarle dal peso di un dolore che non hanno mai condiviso.
L’atto di ricordare di Luz è un processo doloroso fatto di frammenti, di piccoli pezzi e della volontà di rimetterli in fila, di dare loro un nome, di fissarli in uno spazio definito. In questo riaggregare i pezzetti della sua storia Luz cerca di ritrovare la sua identità e ci riconsegna una verità collettiva. Attraverso la memoria il cinema ci insegna a non ignorare, a non rimuovere, a non dimenticare e forse a non smettere di imparare dal passato e a regalarci la possibilità di abbracciare nuove prospettive.

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