«Io vedo l’invisibile»: per affiancare alle cure mediche la medicina narrativa

Il personale dell’hospice San Carlo di Potenza ha realizzato il film «Io vedo l’invisibile» che la giuria del festival ha ammesso alla finale 2023. Ecco cosa hanno risposto alle nostre domande:

Perché avete deciso di girare questo Film?
“Io vedo l’invisibile” è il tentativo di portare all’esterno dell’ambiente ospedaliero la realtà della persona malata sottoposta alla cure palliative. Il personale dell’hospice San Carlo durante la pratica quotidiana rileva l’importanza di affiancare alle cure mediche propriamente dette, la medicina narrativa. Il risultato è una cura dinamica che abbraccia la persona per intero, con il suo immenso bagaglio di fragilità, di talento, di emozioni; abbraccia la sua famiglia, i suoi interessi, i suoi desideri e la voglia di continuare ad essere persona. Nel medesimo contesto di cura con grande convinzione si tenta di cullare la paura, un adorato ossimoro col quale abbiamo deciso di titolare un libro da noi curato allo stesso scopo: storie di persone, prima che di ammalati ed è proprio da questa fervida narrazione che ci siamo slanciati in una modesta e vera opera cinematografica inconsci del potere delle immagini e della voce narrante. Impressionati dalle affinità dell’arte con la vita stessa.

Su quale tema volete richiamare di più l’attenzione di chi lo guarda?
Il tema centrale è la relazione persona/operatore sanitario; relazione complessa e bella poiché scaturisce da frangenti di vita delicatissimi che la persona ammalata attraversa e dalla consapevolezza ormai acquisita e difesa da parte degli operatori sanitari di accogliere e prendere in carico il suo bisogno d’aiuto. “Io vedo l’invisibile” letteralmente consente di vedere ciò che non è subito evidente; è necessario che l’operatore sanitario si faccia sempre più prossimo alla persona e smetta progressivamente di prestare attenzione esclusivamente alle cure mediche palliative ‘ospitando’ una narrazione feconda che anima lo spirito e si fa bellezza. La storia raccontata nel cortometraggio non è che questo un racconto sollecitato da questo tipo di relazione.

Che messaggio intende lanciare con questo film al mondo del cinema?
Il mondo del cinema è a noi piuttosto estraneo, tuttavia se ne riconosce uno straordinario potere espressivo e comunicativo che consentirebbe al nostro messaggio di raggiungere milioni di persone. Far conoscere e comprendere il valore delle cure palliative agli operatori sanitari che operano in altri contesti di cura e a coloro che non ne hanno mai sentito parlare.

L’opera cinematografica come ogni opera d’arte crea uno spazio virtuale dove tutto può essere portato fuori con esiti di una bellezza sconvolgente.

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