A “Bianca” la lode della giuria perchè esplora il tema della dipendenza con un approcio umoristico

Al corto “Bianca” della regista Simona Mancini è assegnata l’Honorable Mention dalla Giuria del festival del Cinema di Cefalù con la seguente motivazione: «Per la sua originale e divertente esplorazione del tema della dipendenza, affrontato con un approccio inaspettato e umoristico. In soli 10 minuti, il film riesce a mescolare abilmente toni leggeri e momenti di profonda introspezione, offrendo una riflessione significativa su come le dipendenze possano manifestarsi in forme inaspettate, anche quelle apparentemente innocue.  La dinamica del gruppo, che si riunisce per affrontare le proprie difficoltà, è rappresentata con autenticità e sensibilità, mettendo in luce le sfide e le vulnerabilità di ciascun personaggio. La regia e la scrittura si distinguono per la loro freschezza e inventiva, utilizzando la Mozzarella di Bufala come metafora per il piacere e la soddisfazione che spesso si intrecciano con la lotta contro le dipendenze. Le performance degli attori sono autentiche e coinvolgenti, creando un legame immediato con lo spettatore. “Bianca” non è solo un corto che intrattiene, ma una narrazione che invita a riflettere sulla natura delle dipendenze, sulla vulnerabilità umana e sull’importanza della comunità nel processo di guarigione. La Giuria riconosce in questa opera un equilibrio magistrale tra comicità e serietà, rendendola un’esperienza cinematografica memorabile e stimolante».

Simona Mancini nata a Salerno il 2 dicembre 1981. Inizia la sua carriera artistica dedicandosi alla pittura e  tra la fine degli anni ’90 e gli inizi degli anni 2000, tale passione, tuttora  è sempre stata accompagnata da un forte interesse per il cinema e la fotografia, così dopo il liceo si trasferisce a Roma per intraprendere un percorso di studi propedeutico del settore audiovisivo: dal diploma in Regia, alla laurea in Cinema e ad un successivo Master in coordinazione di produzione audiovisiva; inizia a lavorare su vari set indipendenti ricoprendo ogni volta un ruolo diversi. La possibilità di lavorare anche all’estero ha accresciuto le sue  conoscenze e confermato le sue competenze, fino a sviluppare maggiori attitudini verso il montaggio e la sceneggiatura.  Nel 2016  fonda il gruppo di lavoro indipendente: Film Pollution 1981 con cui realizza progetti di audiovisivo di diverso genere e tecniche. Ecco come ha risposto la regista alle nostre domande:

Perché ha deciso di girare questo Film? Il film presentato è una dark comedy, l’idea è trasmettere la fragilità dell’essere umano di fronte tutto ciò che non riesce a governare. I protagonisti ci accolgono nella loro seduta terapeutica e ci permettono di assistere alla loro espiazione: insieme cercano di capire le motivazioni che li spingono a vivere la loro vita schiacciati dalla “dipendenza”; al contempo si sostengono rendendo questo calvario condiviso e accettato: nella stanza di Doc sono tutti uguali, colpevoli, cinici e rassegnati; tutti devono far fronte alla loro debolezza.

Su quale tema vuole richiamare di più l’attenzione di chi lo guarda? L’ideazione e la realizzazione sono avvenute in brevissimo tempo, questo ha creato indubbiamente una difficoltà logistica e di gestione del tempo, abbiamo girato tutto in un’unica giornata rispettando le esigenze e la disponibilità di ognuno di noi.

Che messaggio intende lanciare con questo film al mondo del cinema? Questo film è dedicato a tutti quelli che hanno la necessità di comunicare la loro presenza nel mondo, agire nel proprio tempo costruendo una realtà parallela a quella in cu siamo immersi; ai miei genitori e a mia zia, che non mi hanno mai ostacolato  lasciandomi libera di esprimermi nell’arte, sempre; ai miei amici; ai collaboratori e a me che non mi stanco mai di essere ciò che sono.