A «Diaframmi » la lode della giuria per la riflessione universale sul tempo, la perdita e il potere della memoria

Al corto “Diaframmi” del regista Fabio Avigo è assegnata l’Honorable Mention dalla Giuria del festival del Cinema di Cefalù con la seguente motivazione: «è un’opera che riesce a trasformare l’intimo viaggio interiore di Amanda, una fotografa solitaria, in una riflessione universale sul tempo, la perdita e il potere della memoria. In soli 8 minuti, il cortometraggio dipinge con delicatezza la fragilità dei legami umani e la capacità dell’arte, in questo caso la fotografia, di catturare e ricucire frammenti di un passato distante. La regia è minimalista, ma riesce a creare un’atmosfera sospesa e rarefatta, dove ogni inquadratura diventa una finestra sull’anima della protagonista. La fotografia, fulcro simbolico e narrativo del corto, diventa il mezzo attraverso il quale Amanda cerca di colmare il vuoto lasciato da una relazione ormai persa nel silenzio. Ogni scatto non è solo un’immagine, ma un tentativo di riconnettersi con ciò che è andato via, di fermare il tempo che le è sfuggito di mano. La delicatezza del racconto visivo si combina con la profondità emotiva della protagonista, splendidamente interpretata, il cui silenzio e isolamento comunicano più di mille parole. “Diaframmi” si distingue per la capacità di esplorare l’animo umano con sensibilità e tatto, sfruttando il linguaggio cinematografico in modo raffinato. Il corto è un racconto di solitudine e redenzione, di come l’arte possa essere un ponte verso ciò che è stato perduto. L’uso della luce e delle ombre diventa un elemento narrativo essenziale, riflettendo la dicotomia tra presenza e assenza, tra ciò che è stato e ciò che resta. Per la sua narrazione poetica, la maestria visiva e la profondità emotiva che riesce a suscitare, “Diaframmi” merita la Lode della Giuria del Festival del Cinema di Cefalù. Un’opera breve ma intensa, capace di toccare corde profonde nello spettatore e di far riflettere sulla natura del tempo e dei ricordi».

Fabio Avigo. Sono nato nel 1996 a Desenzano del Garda, un piccolo paese in provincia di Brescia, dove da subito mi sono appassionato al cinema e alla fotografia. Dopo essermi laureato in Dams a Padova, ho diretto il documentario Frammenti d’artista (2020), selezionato in vari festival e proiettato alla mostra “Abracadabra” presso la Centrale dell’Acqua di Milano. Mi sono poi specializzato in direzione della fotografia all’Accademia di Cinema e Televisione Griffith a Roma e ho curato la fotografia di alcuni progetti, tra cui Pedoni (2024) e Romantica (2024). Sempre del 2024 è la mia prima esperienza registica nel cinema di finzione, Diaframmi. Ecco come ha risposto la regista alle nostre domande:

Perché ha deciso di girare questo Film? Ho scelto di dedicarmi a questo film perché rispondeva all’esigenza di esplorare, in maniera introspettiva e meditata, la vasta gamma di emozioni legate alla mancanza di una persona cara. La protagonista sente il bisogno di colmare il vuoto provocato dalla solitudine con degli scatti fotografici che la riportino a vivere attimi perduti di sintonia e di felicità. Un legame spontaneo tra persone da recuperare per plasmare il futuro con un patrimonio spirituale passato fondato sull’intreccio di anime.

Su quale tema vuole richiamare di più l’attenzione di chi lo guarda? Vorrei richiamare l’attenzione sulle potenzialità straordinarie del prodotto artistico capace di diventare il prezioso intermediario per risaldare un rapporto in apparenza rovinato. Ogni fotografia è una lama di luci e ombre che buca la superficie delle puerili discordie per condurre alle profondità dei contatti umani. La creatività è dunque un valido strumento da utilizzare per trovare il coraggio di affrontare relazioni in sospeso. Regalare ricordi lontani attraverso una fotografia significa fare un primo importante passo verso la riconciliazione.

Che messaggio intende lanciare con questo film al mondo del cinema? Sarebbe bello poter fare arrivare un piccolo messaggio disperanza legato alle nostre facoltà di superare gli scogli della vita attraverso lo sviluppo artistico delle nostre infinite emozioni. Talvolta ci facciamo guidare ciecamente da gioie o da turbamenti e dimentichiamo di essere noi stessi i veri artefici del nostro viaggio. Se viaggiamo con una macchina fotografica ben stretta all’altezza del cuore possiamo altresì imprimere sezioni di una mappa interiore che ci saprà accompagnare nella giusta direzione.