A «La proposta» la lode della giuria per la capacità di raccontare una vicenda complessa in un arco di tempo molto breve

Al corto “La proposta” del regista Jean-Luc Servino è assegnata l’Honorable Mention dalla Giuria del festival del Cinema di Cefalù con la seguente motivazione: «La proposta è un cortometraggio che, in soli 162 secondi, riesce a penetrare nei complessi meccanismi di una relazione tossica, rivelandone le sfumature più intime e devastanti. Con una narrazione essenziale e potente, il film svela la fragile dinamica del controllo emotivo e della manipolazione, trasportando lo spettatore in un vortice di emozioni contrastanti, dall’illusione dell’amore alla consapevolezza della sottomissione. Il regista mostra un’eccellente padronanza del linguaggio cinematografico, utilizzando ogni istante per costruire tensione, mentre il dialogo e il silenzio diventano strumenti fondamentali per dare profondità alla narrazione. La fotografia, nitida e precisa, accentua la chiusura e il senso di oppressione che caratterizzano la relazione tra i protagonisti, mentre l’uso magistrale del montaggio dona ritmo e incisività, permettendo alla storia di svilupparsi con naturalezza e intensità. Le interpretazioni degli attori sono impeccabili: attraverso sguardi, gesti minimi e parole misurate, i personaggi danno vita a una dinamica emotiva che trasmette il peso psicologico di una relazione tossica. Ogni sfumatura di vulnerabilità, dominio e dipendenza è catturata con grande sensibilità, lasciando lo spettatore immerso in un’esperienza che risuona molto oltre la breve durata del film. La proposta è un’opera che invita alla riflessione, gettando una luce su un tema delicato e spesso taciuto. Attraverso un racconto minimalista ma carico di significato, il cortometraggio riesce a mettere a nudo il dramma silenzioso che si consuma in molte relazioni, offrendo uno spunto di consapevolezza e un richiamo alla liberazione personale. Per la sua capacità di raccontare con straordinaria intensità emotiva una vicenda così complessa in un arco di tempo così breve, per la precisione registica e per le interpretazioni eccellenti, la Giuria del Festival del Cinema di Cefalù conferisce a La proposta il Giudizio di Lode. Questo cortometraggio è una testimonianza eloquente di come il cinema possa essere uno strumento potente per affrontare le dinamiche umane più oscure e offrire al pubblico un’opportunità di riflessione profonda».

Jean-Luc Servino è un regista, sceneggiatore e autore italiano. Si diletta fin da piccolo nell’arte della cinematografia ed inizia a realizzare film dal 2017 vincendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale. In correlazione ai premi vinti, i suoi film sono stati proiettati in Film Festival di ogni continente. Nel 2016 ha scritto un libro dal titolo “La visione di Ben”. Nel 2017 si avvicina anche al teatro con un prodotto sperimentale vincendo il premio regionale “Campania Felix” per il “Miglior Musical”. Nel 2020 è stato nominato “Eccellenza della Città Metropolitana di Napoli” per i suoi raggiungimenti artistici e per il suo costante impegno nel mondo dell’arte. Ecco come ha risposto la regista alle nostre domande:

Perché ha deciso di girare questo Film? Nelle relazioni moderne, spesso si idealizza l’amore come qualcosa di perfetto, senza difficoltà, ma la realtà è che molte persone si trovano intrappolate in dinamiche dannose senza nemmeno rendersene conto. Con questo film volevo esplorare le sfumature di questo tipo di relazioni, che non sempre sono violente o palesemente distruttive, ma possono essere insidiose, manipolative e portare a una graduale perdita di sé stessi. Ho deciso di realizzare un cortometraggio sull’amore tossico perché lo trovo un tema importantissimo e spero possa far aprire gli occhi a qualcuno; se aiutasse anche una sola singola persona che si trovi in una situazione del genere ad uscirne, sarebbe già una grande vittoria.

Su quale tema vuole richiamare di più l’attenzione di chi lo guarda? Attraverso il cortometraggio, ho voluto mettere in luce come l’amore, che dovrebbe essere una fonte di benessere e crescita personale, possa invece diventare una trappola, in cui emozioni come la gelosia, il controllo e la dipendenza emotiva si confondono con la passione e il desiderio. L’ho voluto mettere in luce in maniera diversa, con un dialogo che ho appositamente affidato ad una psicologa (Clotilde Girardi) in quanto non volevo qualcosa di scontato, bensì evidenziare quelle linee sottili che rendono una relazione tossica.

Che messaggio intende lanciare con questo film al mondo del cinema? Per me, il cinema è un mezzo potente per creare empatia e far riflettere. Penso che l’arte abbia il potere di dare voce a chi si sente intrappolato e spero che il mio cortometraggio possa stimolare una conversazione sulle relazioni sane, sull’importanza di riconoscere i segnali di un amore tossico e sul coraggio di liberarsene. Volevo anche creare un’opera che potesse far riflettere lo spettatore su come, a volte, siamo noi stessi a permettere che questi comportamenti si ripetano, per paura di rimanere soli o perché abbiamo una visione distorta di cosa significhi amare ed essere amati. L’amore tossico è una realtà per molte persone e il cinema ha la capacità di portare questi temi alla luce, spingendo lo spettatore a riconoscerli e magari ad evitarli.