A «Pentaclub» la lode della giuria: per la sua rappresentazione di un’epoca di cambiamento

Al film “Pentaclub” del regista Roberto Strazzarino è assegnata l’Honorable Mention dalla Giuria del festival del Cinema di Cefalù con la seguente motivazione: «Per la sua toccante e vivace rappresentazione di un’epoca di cambiamento, in cui cinque adolescenti sognano di gestire un cinema che si oppone alla guerra. Ambientato nel 1968, il film non solo celebra l’amicizia e la crescita personale, ma affronta anche tematiche di ribellione e resistenza contro le ingiustizie del mondo circostante. La narrazione riesce a catturare l’essenza di un’estate che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta, attraverso piccoli ma significativi atti di sfida. La scelta di coinvolgere amici di una vita nella produzione, dalla scenografia ai costumi, arricchisce ulteriormente l’opera, creando un legame profondo tra il film e le esperienze di vita reali del regista. La regia riflette una genuina passione per il racconto e una visione condivisa di un periodo significativo. La Giuria riconosce “Pentaclub” come un film di formazione che non solo intrattiene, ma invita anche a riflettere sul potere dell’amicizia e sulla capacità di ognuno di noi di fare la differenza, anche nei piccoli gesti. Un’opera che, sia sullo schermo che dietro le quinte, celebra il valore delle relazioni umane in un contesto storico complesso».

Roberto Strazzarino ha 70 anni ed è nato in Italia. Non ha mai lavorato nell’industria cinematografica, ma è entrato in contatto con il cinema fin da piccolo, tra gli anni ’50 e ’60 nel buio delle sale cinematografiche.
Figlio di genitori che lavoravano nella fabbrica italiana di pellicole “Ferrania”, è filmmaker autodidatta fin dai tempi dell’8mm. La vicinanza della fabbrica di pellicola ha innescato la voglia di cimentarsi e l’uso della macchina da presa 8mm ha contribuito a creare la familiarità con il mezzo. La partecipazione a concorsi di tipo “montaggio in macchina” ha favorito lo sviluppo di una buona sensibilità alla scrittura preventiva di una storia narrata per immagini. La passione è rimasta viva per tutta la vita, anche grazie alla frequentazione della Mostra del Cinema di Venezia come inviato per radio private e riviste specializzate fin dal 1979, anno del rilancio con Carlo Lizzani. Da quando è in pensione si dedica a tempo pieno alla sua vera passione: il cinema. Ha frequentato corsi di cinema alla Scuola Sentieri Selvaggi di Roma e alla Scuola Holden di Torino. Nel 2019 si è iscritto alla New York University – Tisch School of the Arts dove ha seguito il corso Sight and Sound Filmmaking. Ecco come ha risposto alle nostre domande:

Perché ha deciso di girare questo Film? Con il film “Pentaclub” ho voluto raccontare una storia di amicizia, solida come quella che mi lega agli amici di una vita, che conosco fin dalle scuole elementari. Con essi e con la mia futura moglie, che ho conosciuto poco dopo, ho condiviso i primi esperimenti con la pellicola 8mm.
In virtù di questo legame di lunga data, ho chiesto agli amici di occuparsi delle scenografie e dei costumi di “Pentaclub” ed ho scritto la sceneggiatura con mia moglie. “Pentaclub” è pertanto un film di amicizia sullo schermo e dietro le quinte. Gli altri reparti sono stati invece affidati a professionisti.

Su quale tema vuole richiamare di più l’attenzione di chi lo guarda? Volevo parlare di un argomento a me familiare e ho collocato i giovani protagonisti negli anni ’60, ho affidato loro un’impresa da compiere e li ho fatti agire mossi dal bisogno di appartenenza. Il sogno dei ragazzi è grande: gestire un cinema in cui non si proiettino film a favore della guerra. Gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del sogno generano conflitti tra protagonisti e ne fanno emergere i difetti: tutti antepongono il proprio sé agli altri. Con l’impegno e la progressiva disponibilità a stabilire relazioni umane, i protagonisti trovano un equilibrio tra il proprio individualismo e il rapporto con gli altri: diventano gruppo, diventano il Pentaclub e capiscono di essere diventati amici fidati, indispensabili l’uno per l’altro. Pertanto bisogno di appartenenza, amicizia e rifiuto della guerra sono i temi che, tramite “Pentaclub”, intendo proporre al pubblico. Spero che il pubblico si appassioni alla storia di formazione e all’arco di trasformazione dei personaggi mossi dal bisogno di appartenenza.
Spero che il film riesca a trasmettere il messaggio che l’amicizia è un valore da coltivare, che per essere duratura ha bisogno di relazioni e diventa una risorsa quando ogni persona smette di concentrarsi solo su se stessa e si apre a costruire relazioni umane nutrienti. Spero infine che chi guarda “Pentaclub” si faccia coinvolgere dal sogno dei nostri ragazzi, scaturito dal rifiuto di proiettare film a favore della guerra.

Che messaggio intende lanciare con questo film al mondo del cinema? “Pentaclub” è il prequel di una storia più lunga, adatta ad un lungometraggio. Il titolo di questa storia è “Un Lungo Silenzio” e ne ho già scritto il trattamento. La storia si svolge ai giorni nostri e il protagonista è un detective over 60 alla ricerca di un amico scomparso. Il tema è ancora l’amicizia maschile. Purtroppo le mie risorse economiche non mi permettono di produrre un lungometraggio e sono pertanto alla ricerca di produttori e finanziatori ai quali intendo presentarmi con un buon biglietto da visita che si chiama “Pentaclub.” Se potrò girare la mia storia dal titolo “Un lungo silenzio” sarò molto contento, ma il mio desiderio di fare il regista è così forte che sarò altrettanto felice di dirigere un lungometraggio basato su una buona sceneggiatura scritta o impostata da qualcun altro ed eventualmente completata insieme.